Volontariato

Genova, un’occasione sprecata per dire no

Pochi i teppisti riescono a sovrastare le ragioni della maggioranza. Ma il bluff è la fiera: stand deserti, personalità assenti, espositori con poco da dire

di Silvia Vicchi

A vederli scendere in gruppo alla stazione di Genova Brignole, con i loro zainetti colorati, tutti uguali, sembravano studenti in gita scolastica. Composti, non hanno calpestato neanche un?aiuola. Come dal cappello di un mago poi appaiono striscioni, megafoni, slogan a volte confusi, dove ?Ribellarsi è naturale? si mescola a un ?Grazie, Samp!?.
È il Mobilitebio, la contromanifestazione organizzata dai centri sociali, associazioni laiche e cattoliche, agricoltori biologici, ambientalisti, ong e dalla Rete Lilliput cui hanno aderito 400 sigle, italiane e straniere, in una giornata d?estate genovese, dove il vento della rivolta soffia forte. Ma l?aria è strana, il traffico caotico, le strade bloccate, i negozi chiusi e i Mc Donald?s protetti da un centinaio di Carabinieri e Polizia, in una giornata di disordini annunciati e disagi previsti.
Come quando l?onda si fa più compatta e improvvisamente più rumorosa. Spuntano scudi, mazze di ferro, anche coltelli e in un attimo il vetro blindato della Banca di Roma si frantuma in un fragore di mille cristalli, si sbriciolano le vetrine dei negozi privi d?inferriate, in un crescendo di violenza da stadio, immotivata e gratuita e per questo spaventosa. L?onda cerca di sfondare il cordone delle forze dell?Ordine per entrare nel Salone del Tebio, la Polizia reagisce e sono botte da orbi. Accanto a me, un poliziotto giovane e moro impreca contro ?quelli del Governo? che permettono certe cose, contro questi delinquenti da galera, contro le 2500 lire d?incentivo per il servizio di ordine pubblico, «Belìn», dice, «una miseria che ti vergogni a cambiare l?assegno». Sono 600 poliziotti contro 5000 manifestanti, tra cui un gruppo che, se gli chiedi perché è lì, ti guarda come un Ufo e dice: «Boh! Per far casino».
Una donna incinta scende furiosa da un taxi giallo, urla che deve arrivare in fretta all?ospedale, che la città non può bloccarsi per una manifestazione. Sarà un?impresa difficile, intrappolati tra ingorghi e sensi vietati e quando pensi di avercela fatta, ecco la paletta che ti fa girare di qua e poi di là, in un girotondo senza fine. Che sia una prova di ordine pubblico per il G8 del 2001, coi suoi 90 miliardi messi a disposizione della città dal disegno di legge che ha già ottenuto il via libera dal Senato a tempo di record e aspetta solo il sì della Camera?
Ci metto più di un?ora a percorrere i duecento metri che mi separano dal Tebio, stretta tra un cordone di polizia, attenta a schivare mazzate e botte, ma spinta da eccitata curiosità per ciò che penso di trovare dentro alla Fiera: patate grandi come angurie, pecore clonate, mais dal sapore di bistecca, fragole con geni di pesce artico per resistere al gelo, fegati suini pronti al trapianto sull?uomo. Una delusione: niente di tutto questo, solo 62 espositori da Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Usa, in stand ordinati e quasi deserti pieni di depliant, il padiglione di Greenpeace e un interessante kit per scoprire da sé ingredienti transgenici. Nessun ministro è presente, a Genova. La maggior parte degli espositori giura di avere estremamente a cuore le possibilità terapeutiche della biotecnologia e di essere cauto verso il biotech da tavola.
Viene presentato il riso medicinale, prodotto nel nostro Sud, per curare l?enfisema, per le trasfusioni e ricavare l?antitrombina. Poi un riso arricchito di vitamina A e ferro contro l?anemia, una delle prime cause di morte nei Paesi in via di sviluppo. Un riso per chi, comunque, non ha soldi per comprarsi il riso e continuerà a morire di fame. Viene illustrata l?utilità di vaccinare i pesci di allevamento contro virus e batteri, e anche le bioterapie contro i tumori. Nessuno dice che, nel 1999, le aziende biotech in Italia hanno fatturato 4000 miliardi.
In via Balbi, una quindicina di persone marciano in un corteo silenzioso. Anche loro anti-Tebio, sono agricoltori arrivati da Torino e Asti. «Siamo pochi», dice Carlo, 60 anni, «ma abbiamo deciso di venire solo ieri sera. Non conosciamo gli altri che protestano, non siamo di nessuna associazione, di nessun partito. Siamo qui perché coltiviamo la terra e produciamo cose sane. Quella roba lì, l?è ?na schifeza, l?è ?na vergogna, la fa venir il cancro». Gli studenti dell?Università applaudono e fanno il tifo per Carlo e i suoi amici.
Anche Leonardo Santi, presidente del Centro di biotecnologie avanzate di Genova e organizzatore del Tebio, precisa: «Questa era un?occasione per conoscere a 360 gradi le biotecnologie e tutto ciò che la ricerca sta facendo. Occorre verificare, sempre, se i nuovi prodotti sono innocui. Noi siamo ben più accorti di quanto non lo siano negli Stati Uniti. Abbiamo chiesto un consistente finanziamento per la ricerca pubblica e costituito un gruppo di studio per un confronto tra scienziati, industrie e movimenti ambientalisti quali Wwf e Greenpeace». Ma forse ha ragione Beppe Grillo, genovese doc, quando dal palco racconta la storiella del pomodoro al merluzzo e grida: «Altro che biotech! Io sono per la conservazione del pesto!».

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